La resistenza a Verticillium dipende anche dal ceppo del patogeno

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Tale ricerca mette in evidenza come le contraddizioni in letteratura circa la resistenza a Verticillium siano ampiamente giustificate. Occorre sottoporre gli olivi a diversi genotipi che manifestano differenti patogenicità.

La verticilliosi, causata da Verticillium dahliae Kleb., è una grave tracheomicosi di molte piante arboree ed erbacee. In seguito al diffondersi dell’irrigazione e delle tecniche di coltivazione intensiva e superintensiva nell’olivicoltura, la malattia è in espansione in diversi paesi del bacino del Mediterraneo. La gravità, inoltre, risulta accentuata dalle notevoli difficoltà tuttora esistenti in merito all’impiego della lotta chimica in quanto i trattamenti con fosetyl-Al iniettato direttamente nel sistema conduttore della pianta sono di difficile applicazione in campo e poco efficaci. Considerata la difficoltà della lotta diretta contro la malattia, la prevenzione mediante l’impiego di materiale di propagazione sano e la realizzazione dei nuovi impianti in terreni non infestati dal patogeno e l’impiego di cultivar resistenti costituiscono mezzi efficaci e concreti di lotta. In questo screening di resistenza sono stati impiegati cinque ceppi di V. dahliae denominati “F ND Sicilia”, “ND M Puglia”, “D Puglia” “ND Calabria“e “ND Umbria”; ad eccezione del ceppo “ND M” che è stato isolato da mandorlo gli altri sono stati ottenuti da olivo mediante isolamento su PDA (Patata-Destrosio Agar) a pH 5.5. Le cultivar impiegate sono state Arbequina, Arbosana, Frantoio, Ottobratica, Sant’Agostino e Urano, dieci piantine per ogni varietà sono state inoculate artificialmente con i cinque ceppi di V. dahliae, mentre altre dieci piante per varietà sono state utilizzate come controllo. Le piantine di circa 18 mesi di età e alte circa 160 cm, sono state infettate a fine giugno mediante inoculo a ferita. Un tassello di agar, prelevato da una colonia di ciascun ceppo di 30 gg di età, veniva collocato sul fusto dopo aver rimosso la corteccia, poi il sito di inoculazione veniva coperto con cotone umido e avvolto con parafilm per prevenire l’essiccamento. Le piante controllo sono state inoculate allo stesso modo utilizzando tasselli di solo PDA.

 

Dopo l’inoculazione tutte le piantine sono state collocate in serra, in condizioni assolutamente controllate, e tenute in osservazione per un anno. I sintomi mostrati dalle piantine sottoposte ad inoculazione per ferita, sono stati classificati secondo cinque categorie sintomatologiche in base alla percentuale di chioma che mostra i sintomi: 0% pianta sana; 20% clorosi diffusa e ripiegamento a doccia di diverse foglie; 50% ripiegamento a doccia delle foglie e parziale disseccamento del germoglio apicale; 75% disseccamento di oltre metà pianta; 100% completo disseccamento, senza defogliazione, dell’intera pianta con morte del soggetto infetto (Colella et al., 2008). Su tutte le piantine, con o senza sintomi evidenti sono stati effettuati prelievi dagli organi ipogei ed epigei su cui si è proceduto a test di isolamento in laboratorio. I rilievi sono stati effettuati in tre periodi dell’anno (1-metà dicembre, 2-metà marzo e 3-metà giugno 2011). I risultati ottenuti sono riportati in tabella dalla quale si evince che le cultivar Frantoio e Urano non hanno mostrato sintomi in tutte le tesi saggiate; la cultivar Arbosana ha manifestato una infezione al 100% sulle cinquanta inoculate, con riferimento al ceppo “NDM” Puglia; la cultivar Arbequina ha evidenziato complessivamente sette piante infette, di cui cinque con infezione al 100% e due con infezione al 75% sulle cinquanta saggiate. Relativamente alle tesi i ceppi più virulenti sono risultati il ceppo “D Puglia” e il ceppo “ND M Puglia” (prelevato da ospite diverso, mandorlo); la cultivar Ottobratica ha manifestato sintomi della malattia su sei piante delle cinquanta complessivamente osservate, di cui quattro con infezione al 100% e due con infezione al 75%. In relazione alle tesi si evidenzia che i ceppi più virulenti sono risultati “D Puglia”, “ND M Puglia” e “ND Sicilia”. La cultivar Sant’Agostino è risultata complessivamente la più recettiva all’inoculo artificiale, con nove piante malate tutte infette al 100%. Il ceppo di Verticillium dahliae più virulento è risultato essere il “D Puglia” (6 piante/50), seguito da “ND Sicilia” (2), “ND M Puglia” (1).

 

La cultivar Sant’Agostino conferma,come ampiamente riportato in letteratura,di essere la cultivar più sensibile alla malattia. Frantoio e Urano confermano di essere cultivar refrattarie a contrarre la malattia. Risultato questo, in linea con quanto, osservato in precedenti esperienze (Vizzarri et al., 2011) svolte nell’ambito dello stesso Cra-Oli. In merito alla cultivar Arbequina si registrano i risultati contraddittori rispetto a quanto osservato nelle già citate esperienze. In particolare si sottolinea come le infezioni che hanno mostrato sintomatologie evidenti della malattia sono riconducibili al ceppo “D Puglia” e al ceppo“ND M Puglia”, entrambi non saggiati nella precedente prova laddove era stata impiegata nella procedura di inoculazione artificiale esclusivamente il ceppo “ND Sicilia” lasciando nella prova esclusivamente la variabile cultivar. Occorre, inoltre, evidenziare al riguardo che nella precedente prova il ceppo“ND Sicilia” era stato prelevato da piante infette di olivo, mentre nel presente esperimento, oltre al ceppo “D Puglia”, è stato impiegato un ceppo non defogliante (“ND M Puglia”) prelevato su ospite intermedio (mandorlo) probabilmente con diversa virulenza. Si sottolinea infine come, dai dati complessivamente ottenuti, le piante colpite abbiano mostrato sempre elevatissimi livelli di infezione, con percentuali del 79% (19/24) e il 21% alla classe sintomatologica del 75%. Nessuna pianta, tra quelle colpite, ha manifestato sintomi con classe del 20% e del 50%. Queste prove hanno dimostrato un diverso comportamento delle cultivar osservate in relazione ad una infezione artificiale del patogeno secondo la descrizione menzionata in materiali e metodi. Tale diversità comportamentale è in larga misura conforme a quanto descritto in precedenti prove del Cra-Oli, ma anche in relazione a quanto riportato in letteratura. Infatti Frantoio e Urano non hanno mostrato alcun sintomo della malattia, quindi mostrando una potenziale resistenza genetica al patogeno, mentre Ottobratica e Sant’Agostino hanno mostrato una evidente sensibilità alla micosi. Ad ulteriori approfondimenti sono invece demandati le osservazioni circa Arbequina e Arbosana fra l’altro due cultivar in crescente diffusione in quanto impiegate nei nuovi impianti di superintensivo, che hanno mostrato una sensibilità diversa in relazione alla virulenza dei diversi ceppi impiegati nella procedura di infezione artificiale. Ovviamente queste considerazioni fanno riferimento ad una tappa intermedia della ricerca, che seguiterà con ulteriori approfondimenti, sia in relazione ai diversi genotipi da porre in osservazione che ad ulteriori ceppi di V. dahliae da impiegare.

di Veronica Vizzarri
pubblicato il 
19 novembre 2011 in Strettamente Tecnico > L’arca olearia

TOSCA 07 DERIVA DA UNA SELEZIONE DI URANO, PERTANTO PRESENTA LE STESSE CARATTERISTICHE DI RESISTENZA AL VERTICILLIUM